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13 giugno 2007

Tu non puoi crescere!

"Non posso dirti niente sul futuro: stai però certa che almeno per il prossimo anno non ti darò nuove responsabilità".
Sembra inverosimile, ma oggi è accaduto proprio così... parlavamo tra colleghe di possibili rinnovi di contratti e di aumenti di stipendio e il mio capo mi ha preso da parte spiegandomi che non sa che futuro io possa avere in questa azienda e che, se quindi voglio qualcosa in più, è meglio che mi cerchi un altro posto. Gli ho spiegato che il punto non sono i soldi, ma la possibilità di crescere professionalmente, che insomma sono pronta a dare tutta me stessa all'azienda perché il lavoro che faccio mi interessa e mi stimolerebbe acquisire nuove competenze. Insomma, secondo il "bigino del perfetto co.co.pro.", ho detto tutte quelle frasi che farebbero gongolare per giorni un qualsiasi manager... e non le ho nemmeno dette giusto per ottenere qualcosa, le ho dette perché ci credo davvero!
E la risposta è stata lapidaria: "Tu qui non puoi crescere!".
Mesta, silenziosa, un po' imbronciata, ho spento la sigaretta che stavamo fumando in giardino e sono tornata alla mia scrivania. Mi avesse detto che non sono capace, mi avesse detto che non gli piaccio come lavoro, mi avesse detto che faccio stronzate... No, mi ha solo detto che certo ho molte qualità ma che qui al momento altra gente con le capacità non serve. Servono gli sgobboni tout court, gli sgobboni con anche un briciolo di cervello non rientrano nei piani aziendali, in sostanza.
Quello che mi chiedo è: quale azienda seria che vuole conquistare fette di mercato può davvero rinunciare a chi ha voglia di metterci l'anima nel lavoro? Forse è una domanda banale, anche perché a me la risposta parrebbe scontata: un'impresa che vuole fare soldi, ha bisogno di chi sa lavorare bene. Forse però, nell'Italia di oggi, essere capaci e impegnarsi non va di moda...
O, forse, sono io che ho idee distorte: fa bene un'azienda a mettere in un angolo chi crede nel lavoro che fa?
Rossella

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Forse ti ha risposto così è proprio perché hai applicato il bigino del collaboratore schiavo e sottomesso: "...acquisire nuove competenze...", "...pronta a dare me stessa...", "...non è per i soldi...".

Mancava solo che gli avessi chiesto di infilarti una scopa nel c*lo per ramazzare la stanza, come diceva una famosa canzone di Elio.

Insomma: meno servilismo e più coraggio. Se tutti i cococo, precari, cocopro, mostrassero le palle, finalmente potremmo cambiare questa tragica situazione sociale.

La Francia insegna.
E nessuno impara.
O ha voglia di farlo.

05:05

 
Blogger El_Munix said...

http://el-munix.blogspot.com/

21:48

 
Blogger ophelia said...

Temo che anonimo abbia ragione: non so quanti anni hai, ma oltre i 30, anche se non è vero, devi parlare di quello che già sai fare non di quello che vorresti imparare a fare. In questo modo annulli il tempo di permanenza in azienda, ti presenti come un'ameba senza forma e poco produttiva che non apprezza ciò che fa. Cerca altro e lasciali nella merda dall'oggi al domani.

16:21

 

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