Doveri morali
Ogni volta che leggo sui giornali e online chilometri di sproloqui sui chilometri di sproloqui del Vaticano e della CEI in merito ai Pacs/Dico vengo colto da uno strano, nauseante senso di déjà-vu. E mi domando: possibile che sia questo il loro unico interesse (che loro definiscono, molto umilmente, "missione"), con tutti i problemi che nel Mondo potrebbero impegnarsi e mobilitarsi per risolvere?
La domanda è ovviamente retorica: certo che è possibile. Anzi, a sentir loro, è un "dovere morale", termine con il quale ritengono legittimo obbligare i politici e i cattolici in generale a fare sbarramento all'approvazione di una legge che NON FAVORISCE SOLAMENTE LE COPPIE OMOSESSUALI COME MESCHINAMENTE PRETENDONO DI FAR CREDERE, MA TUTTE LE COPPIE INDISTINTAMENTE - COMPRESE QUELLE DI PRECARI, PER ESEMPIO, MA ANCHE DI VEDOVI ANZIANI ETC. -.
Ma che bello.
E dov'è, mi domando, la Cei quando si tratta di esercitare il medesimo "dovere morale" a favore (anziché CONTRO) di una qualsivoglia categoria sociale in difficoltà?
Vogliono difendere la Famiglia? Benissimo: che propongano leggi - visto che hanno questo canale privilegiato di dialogo con il Parlamento - che permettono a due Milleuristi di sposarsi senza il rischio di arrivare al 20 del mese e iniziare a mangiar cartone. O che lascino al Governo tutti i miliardi che si fanno dare in agevolazioni e contributi e li devolvano per assegni e sovvenzioni di mantenimento dei giovani sposi e dei giovani genitori.
Altrimenti, come dire?, se si tratta solo e sempre (solo e sempre, solo e sempre) di sparare a zero contro i gay la cosa puzza un tantino di bruciato. E al mio paese si dice che "La prima gallina che canta è sempre quella che ha fatto l'uovo"...
Claudio