Il blog della prima Community dei "Milleuristi & (S)Contenti"

29 gennaio 2008

Nuova indagine, soliti poveri - 2

Continua a piovere sul bagnato: una inchiesta di Bankitalia ha certificato che nel nostro Paese i redditi da lavoro dipendente sono fermi dal 2000, che il numero dei "Bamboccioni" corrisponde al 73% dei giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni e che una famiglia su 4 è indebitata, e non soltanto per il mutuo della casa (quindi per un bene di prima necessità) ma anche per la lavatrice, il telefonino o il computer.
Il potere di acquisto è precipitato, la forbice tra i pochi ricchi e i milioni di poveri si è ampliata a dismisura, e nessuno sembra avere voglia di impegnarsi a risolvere il problema nonostante ormai se ne parli quotidianamente e in termini sempre più apocalittici.

Quello che mi domando è: se le cose stanno così dal 2000 e se nel frattempo sono cambiati 3 Governi, perché nessuno ne ha mai fatto cenno prima? Perché, che ci fosse la Destra o la Sinistra alla Maggioranza - e la Destra ci è stata 5 anni su 7, va detto per dovere di obiettività -, si è sempre cercato di dare dell'Italia un'immagine celestiale nascondendo la polvere sotto il tappeto o al massimo, costretti dalle circostanze, scaricando la responsabilità su qualcuno o qualcos'altro?
In questi 6 anni i prezzi di qualsiasi prodotto sono decuplicati, mentre gli stipendi sono rimasti fermi: come si può pensare - matematicamente parlando e lasciando perdere tutto il resto - che una situazione del genere possa durare ancora?

Nel frattempo, le sedicenti "Agenzie di Credito" (con tassi da usurai più o meno legalizzati) stanno proliferando come funghi e nessuno fa mai cenno neppure a questo.
Di solito i fautori delle teorie complottiste sono sempre Claudio e Rossella, ma questa volta farò un'eccezione: non sarà che c'è davvero un ben preciso disegno dietro a tutto questo?

Alessio

25 gennaio 2008

Sic transit gloria Prodi

Ammesso che fosse mai cominciata, è finita.
Probabilmente non rimpiangeremo mai questo Governo, soprattutto noi Precari per i quali ha fatto solo il minimo indispensabile e con un anno e mezzo di ritardo - poi quando criticavamo Damiano di essere un tantino troppo lungimirante, nel ragionare solo sulla lung(hissim)a distanza e non sull'immediato presente, eravamo noi quelli in malafede... -.

Ma riflettiamo anche su un altro fattore: quasi sicuramente, tra qualche mese, Prodi verrà ri-rimpiazzato da Silvio Berlusconi, anni SETTANTADUE, al suo terzo (eventuale) Governo, dopo che entrambi i primi due hanno comunque provocato lo sfascio politico, culturale e sociale che ben ricordiamo perché è ancora saldamente sotto i nostri occhi. Quindi non pensiamo che adesso la situazione possa solo migliorare. Può ancora peggiorare, invece, e verosimilmente lo farà.
Soprattutto, non pensiamo che una persona di SETTANTADUE anni sia ciò di cui l'Italia ha bisogno in questo momento per "rinnovarsi"...

Claudio, Rossella, Alessio e Matteo

24 gennaio 2008

Web 3.0: Revolution!

In principio era il Web: un immenso scatolone di portali e contenuti "esterni" - spesso gratuiti, talvolta a pagamento - tra i quali ci si poteva soltanto muovere da spettatori e, nella migliore delle ipotesi, da utenti.
Poi è arrivato il Web 2.0, quello dei contenuti "autoprodotti" e interattivi: blog, piattaforme audiovideo (MySpace, YouTube etc.), networking, Second Life e tutto ciò che trasforma il vecchio utente in protagonista attivo.
Forse, il prossimo step - il Web 3.0 - sarà quello della "Rivoluzione" vera e propria: creare, cioè, una massa critica collettiva per influire concretamente sugli aspetti politici e culturali di una società.

In parte, in Italia qualche sentore di questa evoluzione si è già intravisto all'orizzonte. Con il blog di Beppe Grillo e il suo V-Day, giusto per fare un esempio, che però rimane comunque l'iniziativa privata di un singolo cittadino che, prima di tutto, rappresenta se stesso. O con la provvidenziale petizione - anch'essa iniziativa privata di un singolo cittadino, Andrea D'Ambra - per abolire la tassa di ricarica dei cellulari.
E' notizia di ieri (tra gli altri Repubblica.it), inoltre, il progressivo "scendere in campo" attraverso la rete di quanti vogliono combattere, esponendosi in prima persona, il nepotismo e il malcostume nelle nostre Università, che permette che un professore ordinario in dermatologia vinca un concorso in odontoiatria perché 'casualmente' figlio del Rettore. Siti come Concorsopoli, Universitopoli e Rinnovare Le Istituzioni, insomma, potrebbero essere soltanto le prime scintille di una bomba pronta a deflagrare in tutta la sua portata.
Ancora più bello, certo, sarebbe che simili proposte venissero lanciate anche dalle Istituzioni vere e proprie, per le quali Internet rimane invece ancora fermo alla versione base primordiale (a proposito del post di ieri di Claudio, date un'occhiata ai siti del Ministero del Lavoro, del Ministero delle Politiche Giovanili e del Ministero dell'Università e ditemi se ritrovate un solo elemento di "interattività").
E allora sì che sarebbe una vera "Rivoluzione"...

Alessio

23 gennaio 2008

Non dobbiamo più aspettare

Eh già: secondo la nuova campagna pubblicitaria (informativa?) del Ministero del Lavoro e del Ministero delle Politiche Giovanili, «Con le nuove misure del Governo i Giovani non devono più aspettare».
Più facilità a trovare un lavoro stabile, più agevolazioni nell'accesso al credito e pensioni più alte: questo è lo scenario dipinto dai manifesti che campeggiano nelle stazioni e nelle metropolitane e che descrivono un'Italia che non c'è, riconducendo alle solite, demagogiche documentazioni tecniche e statistiche - scaricabili dai siti lavoro.gov.it e pogas.it - un indice di benessere di cui poi, per la strada e nella vita di tutti i giorni, non si trova traccia.

Sarebbe molto bello, per esempio, non dovere più aspettare (a vuoto) per ricevere una risposta, anche negativa, quando si invia un Curriculum a un'azienda senza avere le conoscenze giuste.
Come sarebbe molto bello, per esempio, non dovere più aspettare che derelitti strapagati e inamovibili lascino spazio a chi ha 40 anni di meno anche se tutto quello che toccano diventa merda.
E sarebbe molto bello, per esempio, anche non dovere più aspettare di fare anni di tirocinio e pagare centinaia di euro per ottenere un'abilitazione professionale - la famigerata "iscrizione all'Albo" - che esiste solo in Italia e non fa che rendere ancora più pachidermico e clientelare il sistema di accesso al Lavoro.
Ma sarebbe molto bello, per esempio, anche non dovere più aspettare 36 mesi (e una proroga) di contratto a tempo determinato per vedersi riconosciuto il diritto ad avere un contratto a tempo indeterminato, diritto al quale chi ha un contratto a progetto, peraltro, non può ambire comunque.
E sarebbe molto bello, per esempio, soprattutto non dovere più aspettare un anno e mezzo per ottenere da un Governo una minima e ben misera razione di tutte quelle risposte che alla vigilia delle elezioni 2006 dovevano essere immediate e radicali.

Forse, invece, è proprio il caso di aspettare ancora.
Sulla sponda del fiume...

Claudio

21 gennaio 2008

Grazie, Franca

A pochi giorni dalle dimissioni (obbligate, e addirittura inizialmente rimbalzate) di Clemente Mastella, anche Franca Rame - senatrice per l'Italia Dei Valori - lascia il Parlamento e, con esso, una Maggioranza di Governo sempre più zoppa e sempre più scoperta di fronte alla sua stessa fiacca indolenza.
Ebbene: vorrei cogliere l'occasione, rubando per un volta la tastiera ai miei tre 'soci' maschietti, per ringraziare personalmente "da donna a donna" Franca Rame, per avere dato prova di una coerenza e di un coraggio che nessun collega uomo ha finora dimostrato: quello di voler credere ancora nei valori onesti e concreti della Politica anche a costo di dover rinunciare al proprio Potere.
Come si legge nella sua lunga ed accorata lettera di dimissioni,

Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni. Tutte rimaste senza risposta. Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti.
[...]
L'agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media. E spesso lo spettacolo a cui si assiste non "onora" gli "Onorevoli".
[...]
Oltretutto mi sento complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi, che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale.
[...]
Il Paese si trova in gran difficoltà economica: disoccupazione, precarietà, caro vita, caro affitti, caro tutto... pane compreso. Che diredella lontananza sconvolgente che c’è tra il governo e i reali problemi della popolazione?
[...]
Che dire del costante ricatto, realizzato da questo o quel onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche?
[...]
In queste condizioni non mi sento di continuare a restare in Senato dando, con la mia presenza un sostegno a un governo che non ha soddisfatto le speranze mie e soprattutto quelle di tutti coloro che mi hanno voluta in Parlamento e votata.

Insomma, se da una parte mi rattrista dover pensare, come da copione, che "Sono sempre i migliori che se ne vanno", dall'altra sono sinceramente felice che ci sia ancora qualcuno che non si piega al "Sistema" facendo finta di combatterlo soltanto per sostituirlo con il proprio.
E, perdonatemi il post forse (per una volta) un po' personale e intimista, ma sono felice che ci sia una donna che dimostra con i fatti che effettivamente "oltre le gambe c'è di più": le palle.

Rossella

17 gennaio 2008

Nuova indagine, soliti poveri

Un'indagine Istat sui redditi e sulle condizioni di vita in Italia nel 2005/2006 (riportata, tra gli altri, da Repubblica.it e Corriere.it) certifica che nel nostro Paese un nucleo familiare su 2 vive con meno di 1.900 euro al mese - per la precisione 1.872, ovvero 936 euro pro capite -, mentre il reddito medio è di 2.311 euro. Ed è sufficiente una spesa 'straordinaria' (dentista, assicurazione auto, caldaia da riparare etc.) di 600 euro per mandare completamente in tilt tutti gli schemi di risparmio e, chiamiamola così, "sopravvivenza minima sindacale", con condizioni che si aggravano ulteriormente man mano che dal Nord si scende verso il Sud.
Dati che relegano l'Italia tra gli stati più poveri dell'intera UE al pari di Grecia e Portogallo.

Nessuna sorpresa, dunque, ma la conferma che il malcontento ormai sempre più diffuso, dilagante e irreversibile tra i lavoratori italiani non è un'invenzione, non è una suggestione, non è vittimismo gratuito ma è la pura e semplice - quasi matematica - realtà.
Sarei curioso di sapere anche quali sono i profili professionali delle famiglie che vivono con 1.872 euro al mese, perché sono sicuro che tra loro non ci sono soltanto operatori di call center come vuole l'ormai radicato clichè, ma ci sono anche architetti, ingegneri, giornalisti, ricercatori, medici e laureati a pieni voti con 2 master (o anche uno solo, non fa molta differenza) vari...
La forza della disperazione mi porta a sperare che l'indagine relativa al 2006/2007 testimoni una qualche ripresa, ma la sensazione è che, al contrario, il meglio che si possa sperare è che la situazione non peggiori.
Forse, qualche volta, il fatto che "tutto rimanga com'è" in fondo può essere il minore dei mali...

Alessio

16 gennaio 2008

Un lavoro è per sempre

Nel senso di "UN SOLO lavoro è per sempre": il Politico.
Anzi, per la precisione il Politico Italiano. E' l'unico lavoro non soltanto garantito a vita, ma nel quale non si schioda il culo dalla poltrona nemmeno quando si danno (o, nella maggior parte dei casi, si minacciano e basta) le dimissioni.

Prendiamo, ultimo in ordine di tempo, il caso di Clemente Mastella.
Quale altra azienda italiana non licenzierebbe in tronco un suo 'dipendente' indagato per sette reati?
La Politica evidentemente no: non solo non lo licenzia, ma quando questi presenta le sue dimissioni - vere o soltanto "per fare scena" che siano - le rifiuta auspicandosi che il diretto interessato le ritiri (e tutto per preservare la sopravvivenza della Maggioranza, ovvero, naturalmente, del proprio potere e del proprio portafoglio)!!!
No, cioè, per l'ennesima volta: BASTA. C'è un limite a tutto.
Anche perché si sta parlando di una persona che, mentre millanta "onestà intellettuale" con aria da madonnina infilzata, identifica da sempre la parte culturale più marcia e conservatrice del nostro Paese: quella dei clientelismi sottobanco, degli inciuci familiari, delle raccomandazioni di piombo, dei favoritismi a catena, degli "amici degli amici" e di tutti i ricatti morali eventuali e vari possibili e immaginabili. BASTA.

Trovatemi un solo altro Paese al mondo in cui una cosa del genere non darebbe origine ad una Rivoluzione (anziché ad un'ondata di caritatevole solidarietà contro la solita Magistratura brutta brutta brutta) e... pago di tasca mia il biglietto di sola andata a tutto il Governo!

Claudio

11 gennaio 2008

Vendere, vendere, vendere ancora...

Per continuare il discorso inaugurato da Rossella qualche giorno fa riguardo le sedicenti "migliaia di offerte di lavoro" presenti sui settimanali di annunci economici e sui siti di recruiting online, proprio oggi mi è venuta da fare un'altra congettura riguardo a questi fantomatici conti che, alla fine, non tornano mai...
La congettura è questa. La maggior parte delle posizioni più (per così dire) "qualificate", attualmente, riguarda impieghi da venditori: rappresentanti, sales account, promotori finanziari, promotori assicurativi, consulenti etc. Basta dare un'occhiata in giro, e di richieste di venditori, in effetti, ce ne sono veramente a centinaia e in ogni settore produttivo.
Ma è qui che sta il paradosso: se tutti i settori della nostra economia sono "in crisi" (prova ne siano tutti i tagli di personale che qualsiasi azienda ha operato negli ultimi anni) e la produttività è calata letteralmente a picco, che cacchio c'è da vendere?!?

Anche in questo caso: dove sta la gabola? Qual è la fregatura?
Nella casa discografica dove sto lavorando io - a proposito: sempre in co.co.pro., sempre come ufficio stampa junior e sempre con rinnovi di 6 mesi in 6 mesi - hanno tagliato i contratti a 17 artisti, ma in compenso stanno cercando 3 nuovi consulenti per l'area marketing con almeno 5 anni di esperienza di product management ciascuno...
Ecco, non mi è molto chiaro questo passaggio: se diminuisce il materiale da vendere, com'è possibile che aumentino i venditori?
Se qualcuno gentilmente me lo spiega, lo ringrazio in anticipo...

Matteo

10 gennaio 2008

Lavoro (e) spazzatura

Ebbene no: noi non faremo come tutti i sedicenti "opinionisti" della tv e della carta stampata che, da qualche tempo, snocciolano i loro oracoli sull'immondizia in Campania soltanto per 'sentito dire'. Certo, è una (ennesima) dimostrazione in più di come questo Governo sappia decidersi a intervenire per "fare qualcosa" solo e sempre quando ormai è troppo tardi, perché fino a quel momento "c'erano altre priorità da affrontare", priorità su cui - peraltro - non si vede comunque il becco di un risultato da più di un anno e mezzo.

Quello che però mi viene da pensare vedendo quintali e quintali di spazzatura rovesciati per le strade e/o dati alle fiamme selvaggiamente senza criterio né rispetto per nessuno è che, in fondo, non c'è molta differenza tra quei sacchi di pattume e noi lavoratori precari...
Provate a pensarci: non siamo forse, anche noi, costretti a ritrovarci buttati (metaforicamente) "su un marciapiede", accumulati l'uno sopra l'altro nel disinteresse generale di chi sa ma fa spallucce di convenienza, e poi messi periodicamente al rogo - o sistematicamente al riciclo -?
Non vi ritrovate forse anche voi rappresentati in quel mare di immondizia di cui adesso nessuno sa che farsene né dove e come smaltirlo?

Certo: nel nostro caso, un intervento di petto "last minute" da parte delle Istituzioni per salvare il salvabile (faccia esclusa) non è nemmeno lontanamente pensabile, perché al contrario dell'immondizia noi non puzziamo e perché al contrario delle rivolte della popolazione campana le nostre manifestazioni non sono mai state prese sul serio. E perché, non da ultimo, ammettiamolo: se un lavoratore precario marcisce per la strada, se ne accorge solo lui...

Claudio

07 gennaio 2008

La matematica è un'opinione

Vi è mai capitato di passare davanti a un'edicola che espone i periodici di annunci economici e offerte di lavoro? Se vi è capitato, forse sarete rimasti - un po' come me questa mattina - storditi dal numero di posti disponibili che vengono puntualmente sbandierati in prima pagina o nelle civette, e che generalmente svettano ben oltre le 10/15mila unità ogni settimana. Il che, se la matematica non fosse un'opinione, lascerebbe supporre che nel giro di qualche mese il tasso di disoccupazione dovrebbe finalmente azzerarsi del tutto.

Congetture aritmetiche a parte, però, quello che mi ha letteralmente scioccato (per curiosità ho voluto comprare tutte le pubblicazioni "di settore" che ho trovato, e il cui costo varia da 1 a 3 euro) è stato constatare di che natura siano questi 10/15mila posti di lavoro offerti.
Facendo un breve conteggio a occhio, le "professioni" più richieste sono:
- Operatore di Call Center e/o Telemarketing
- Segretaria
- Impiegato/Contabile
- Receptionist
- Manovale/Operaio/Perito tecnico
- Magazziniere

Tutti impieghi, insomma, notoriamente mercificati e dal reddito quasi mai superiore ai 1000 euro (per non parlare dei contratti).
Ora: e tutti i settori della tanto blasonata "produttività italiana in crescita" dove sono?
Visto che ci stanno facendo credere che la nostra economia è in così straordinaria ripresa, dobbiamo forse pensare che l'indice utilizzato per confortare tale trionfale evento è il moltiplicarsi dei magazzinieri? O, viceversa, dobbiamo forse pensare che il moltiplicarsi dei magazzinieri sia addirittura il risultato di tale trionfale evento?

Per esempio: chi avesse inavvertitamente una Laurea (di qualsiasi genere), quale di tutti questi 10/15mila posti di lavoro potrebbe scegliere per metterla a frutto nel più appagante e formativo dei modi?

Rossella