Il blog della prima Community dei "Milleuristi & (S)Contenti"

26 aprile 2008

Parole parole parole

Se ne parla (1).
Copertina sul Venerdì di Repubblica di ieri: «Avere trent'anni, in Italia». Ovvero: l'argomento del giorno (da qualche settimana) raccontato "un po' nel solito modo - demagogia, populismo, promozione di un paio di film al cinema - e un po' no", con un interessante confronto tra il nostro Paese e la Danimarca, terra che noi immaginiamo fredda e lontana e che, al contrario, per i giovani sembra un'autentica Eldorado di opportunità e garanzie.
L'importante, considerata la scottante gravità del problema, è ovviamente che si continui a parlarne: il modo, come sosteneva la buonanima di Oscar Wilde, passa in seconda istanza. Però su un dettaglio non si può fare a meno di rilevare un piccolo paradosso: molti dei giornali che con tanto ardore si occupano, a cicli lunari, di "noi gggiòvani" hanno redazioni di età media = 50 anni, non partecipano in alcun modo dei destini di "noi gggiòvani" (se non per ricordarci cosa succedeva invece ai loro tempi) e nella maggior parte dei casi affidano le dissertazioni su "noi gggiòvani" a firme che anagraficamente sono più vicini ai 100 che ai 30 (sul Venerdì viene addirittura riesumato un inedito di Enzo Biagi, tanto per capirci).
Ecco, la mia domanda è: se vi stanno tanto a cuore le sorti di "noi gggiòvani" - e il vostro non è un interesse speculativo assemblato per riempire una manciata di pagine con il diligente temino di circostanza -, perché non iniziate a far entrare più "gggiòvani" nelle vostre redazioni? Perché non iniziate a dare voce a "noi gggiòvani" facendoli scrivere e retribuendo il loro talento, anziché ritraendo sempre e solo la loro Sindrome di Calimero?

Se ne parla (2).
A questo proposito, non si può non essere d'accordo con le premesse del secondo V-Day di Beppe Grillo, svoltosi ieri a Torino davanti a 40mila persone. Di cui, per la verità, non si è parlato tantissimo. Figurarsi: non sia mai che i Giornalisti ammettano le loro colpe per lo stato disperante nel quale versa l'Informazione in Italia.
Però avrei una domanda anche in questo caso: perché, con tutte le risorse economiche e tutto il potere mediatico che ha, Beppe Grillo non prova a contribuire alla causa di un'Informazione più libera, indipendente e trasparente lanciando lui un progetto (un canale, un giornale, un qualcosa) con uno staff selezionato per merito attraverso un contest aperto a tutti su requisiti mirati? Visto che è così attento a quello che avviene sul mercato straniero, dovrebbe sapere che all'estero chi non si identifica in uno schema di massa - o semplicemente chi ha un'idea per risolvere un problema - prova a fondarne lui uno proprio. Lui è l'unico che per favorire un'Informazione più libera, indipendente e trasparente fa uscire un libro e/o un dvd da 20 euro ogni mese o fa spettacoli da 45 euro di biglietto. Punti di vista...

Se ne parla (3).
Qualora non lo sapesse già, per esempio, Beppe Grillo potrebbe scoprire che in America, nel 2005, Al Gore ha fondato Current Tv proprio per combattere la mancanza di partecipazione dei cittadini all'Informazione nazionale.
Come? Facendo realizzare a loro le notizie (servizi video da 7 minuti al massimo) e pagandole per mandarle in onda. L'8 maggio Current arriverà anche in Italia, sul canale 130 di Sky, e in Rete sta tenendo banco da qualche giorno il buzz intorno all'evento in programma lo stesso 8 maggio pomeriggio al teatro Ambra Jovinelli di Roma, dove lo stesso Al Gore in persona incontrerà Blogger e Internauti per presentare il suo progetto.
A me sembra un'occasione più unica che rara per trovarsi faccia a faccia con un Premio Nobel - per la Pace - che qualcosa in più che lanciare anatemi e proclami da un palco per moltiplicare il suo conto in banca l'ha fatto. Chi vuole partecipare all'incontro, aperto a tutti e con ingresso gratuito, non deve fare altro che accreditarsi qui compilando il modulo online. E chissà che l'Era 2.0 del Giornalismo italiano non arrivi proprio dall'America, una volta tanto...

Alessio

16 aprile 2008

La buona notizia

In mezzo a tutto il vociare politichese del dopo-elezioni, qualcosa di cui rallegrarsi fortunatamente c'è: la Corte di Cassazione ha stabilito che chi lavora in un call center ed è costretto a rispettare turni e orari non può essere considerato autonomo e ha diritto a un regolare contratto di subordinazione [fonte: Repubblica.it]. Che significa ferie, malattia e contributi, ma soprattutto dignità.
Sicuramente è un bel passo avanti contro lo sciacallaggio di risorse umane che da anni sta appestando il nostro Paese, anche se è presto per dire se si tratta del primo segnale di una (auspicabile e doverosa) lunga serie, o se rimarrà un episodio isolato volto a tutelare soltanto la categoria che più di ogni altra è attualmente sotto l'occhio del ciclone - e delle telecamere -.

Non dimentichiamoci che i precari sfruttati, ricattati, spremuti come un limone e obbligati a sottostare a regole che esulano dal tutto dai loro inquadramenti contrattuali sono ovunque, non solo nei call center. Sono negli enti pubblici, nei media, nelle scuole, nel terziario, nella grande distribuzione e in qualsiasi altra azienda, piccola o grande.
Adesso sarebbe il caso di iniziare a pensare anche a loro.

Rossella

15 aprile 2008

Forchette e coltelli (Il pranzo è servito)

Beati loro, hanno vinto tutti. Come sempre, del resto: in Italia non esiste tornata elettorale da cui qualcuno esca mai sconfitto. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni che i politici rilasciano a flusso continuo per 24 ore durante le dirette televisive, e in base alle quali la matematica è ancora meno che un'opinione.
Ha vinto il PdL e ha stravinto la Lega, perché così dicono i numeri. Ma ha vinto anche il PD, ben contento di avere raccolto più di DS e Margherita nel 2006 «con un partito giovane che esiste da meno di un anno», e ha vinto l'Italia dei Valori, in netta risalita dopo un progressivo appannamento. Ma hanno vinto perfino la Sinistra Arcobaleno e il Partito Socialista, perché con il loro tracollo hanno dimostrato che l'unico a perdere davvero è stato Veltroni. E hanno vinto, manco a dirlo, l'UdC - «scampato alla rovina dei partiti di minoranza» - e La Destra, felice per aver sottratto la bellezza di un milione di voti (un sonoro 2%!) agli ex colleghi di Alleanza Nazionale venduti al PdL.

Ecco, molto semplicemente, spiegato perché in Italia non cambia mai niente e niente cambierà mai: perché non solo sono sempre le stesse le facce, ma è anche sempre lo stesso il modo di ragionare, di aggrapparsi anche all'ultimo pelo di velluto (e non solo di velluto) disponibile pur di rimanere attaccati alla poltrona.
Teoria confermata dalla 'stampa rossa' di questa mattina: L'Unità gongola perché la sua geniale campagna "Fai Bis" - che consisteva nel comprare 2 copie del giornale regalandone 1 a un elettore indeciso - le ha permesso di vendere oltre 100mila copie (2 euro spesi bene, per chi non arriva a fine mese), e Il Manifesto gongola perché ha potuto ricominciare a sparare a zero contro l'Uomo Nero padrone del Paese e di tutte le televisioni, in mancanza della quale argomentazione per due anni ha fatto fatica a trovare contenuti da spalmare su 10 pagine di foliazione. Hanno vinto anche loro, insomma.

Sarebbe bello, invece - e lo dico per il bene non della Sinistra (che si merita 10, 100, 1000 Berlusconi), quanto del Paese (che, pur votandolo, non se ne merita neanche uno e ne ha avuti 3) -, che la Caporetto di queste elezioni facesse balenare nelle cervici d'avorio delle dirigenze del PD, della Sinistra Arcobaleno, del Partito Socialista, de L'Unità e del Manifesto, che l'epoca della tronfia demagogia salottiera è finita. Che impegnare 2 anni di Governo a mettere in piedi un «partito giovane» di ricicli e rimpasti di età media = 55 anni per rimediare un misero 38% è un fiasco tale da sparire dalla circolazione per il resto della vita, anziché andare subito a "Porta A Porta" a celebrare il proprio personale trionfino di pastafrolla. Che proclamarsi «vicini alla gente» senza degnarsi nemmeno di rispondere a una mail, a un curriculum, a un'offerta di collaborazione ma anzi, chiedendo continue elemosine per poi spendere 5 milioni di euro in una campagna elettorale sono un'incoerenza che giustamente non può rimanere impunita. Che basare tutta la propria "Informazione" sulle pagliuzze negli occhi altrui funziona quando si è all'Opposizione, non quando si è al Governo e si ignorano strategicamente le travi nei propri. Che rivendicare la propria laicità dura e pura per poi fare a gara di outing cattolico e servilismo pastorale evidentemente non serve a far contenti né i veri laici duri e puri, né i veri servi pastorali.

In una cosa, una ed una sola, la Sinistra ha vinto davvero: nella possibilità di ricominciare da zero.
Facendo piazza pulita di tutto il vecchio e di tutti i vecchi, e lasciando spazio a idee realmente "giovani", nuove, coraggiose e soprattutto generate dal basso, al di fuori dalle logiche di partito. In fondo non c'è più niente da perdere. Basterebbe semplicemente avere il buon gusto di ammetterlo.

Claudio

12 aprile 2008

Amici d'Italia

Dunque, ci siamo.
Tra meno di 24 ore inizierà l'ennesima, sospirata (?) "maratona elettorale", e tra meno di 72 sapremmo in che mani saremo per i prossimi - nella peggiore delle ipotesi - 5 anni. I sondaggi testimoniano che mai come in questa circostanza l'ago della bilancia saranno gli indecisi e i refrattari, per il semplice fatto che mai come in questa circostanza sono tutt'altro che una minoranza da zerovirgola.
In effetti, non è facile decidere se votare Marco, Francesco, Roberta o Pasqualino, specialmente con quest'ultimo dato in netta rimonta grazie alla sua inedita vena comica. Sono sicuro che il tanto blasonato "timbro di Marco" potrebbe risanare il debito pubblico già nei primi 12 mesi, ma ho anche fiducia nella proverbiale "estensione di Roberta" per risolvere i problemi legati alla sicurezza e nella invidiabile tecnica di Francesco per mettere finalmente un limite agli scempi del mondo del lavoro...

Scherzi a parte (si fa per stemperare non tanto la pressione, quanto il senso di angoscia di quello che ci aspetterà, che vinca Berlusconi o che vinca Veltroni indistintamente - avere la Binetti al Governo non è certo meglio che avere Calderoli -), il mio auspicio è che chi va a votare voti "a favore di uno" anziché "contro quell'altro". Non importa per chi, tanto la scelta è tra una minestra riscaldata e la stessa minestra fredda, importa il come. Ormai la situazione è talmente compromessa che, almeno, risvegli il senso civico degli elettori facendoli identificare con un programma specifico nel quale si crede anziché ragionare sempre e soltanto con l'ottica del "Non voglio che vinca Tizio".
Per assurdo, allora, è meglio annullare la scheda (come qualcuno di noi farà): quantomeno, sarà votare a favore di un'Italia realmente nuova, di persone diverse, con lo stesso diritto di sbagliare di quelle che stanno appestando il nostro Paese da 15 anni, fallendo e rifallendo, e ripresentandosi ad ogni elezione sempre uguali a se stessi, semplicemente cambiandosi il nome.

Rossella

07 aprile 2008

Piatto ricco... tutto finto?

Che Internet per noi precari sia una fonte di risparmio (e, in certi casi, anche di guadagno) è sicuramente una delle poche certezze che ci sono rimaste. Ma bisogna saper distinguere le "occasioni" dalle "fregature", un po' come per i Saldi...
Settimana scorsa, per esempio, un amico smanettone mi ha segnalato un sito su cui sono elencate alcune piattaforme che conducono indagini di mercato retribuite via web. In sostanza, si tratta di registrarsi nel sito dell'Agenzia di Ricerca in questione e rendersi disponibili a ricevere sondaggi nella propria casella email: compilandoli, si accumulano punti che - al raggiungimento di una certa soglia - possono essere riconvertiti in denaro.
Non lo so, detto così mi sembra tutto troppo facile per non sentire puzza di bruciato. E' vero che per iniziare a incassare veramente bisogna partecipare a un numero esagerato di sondaggi (quindi, di fatto, immagino che le Agenzie puntino sul fatto che molti utenti si tirino indietro prima di avere raggiunto la soglia utile, ottenendo così un lavoro quantitativamente superiore alle indagini tradizionali praticamente gratis), ma sulla carta sembra trattarsi soltanto di compilare dei questionari impiegando il tempo che si dedicherebbe a controllare la posta o a cazzeggiare...

Bisogna fidarsi? Qualcuno ci ha già provato e può consigliare/sconsigliare di iscriversi? Non vorrei ritrovarmi la casella email intasata di Spam o vedermi arrivare a casa sedicenti dimostratori che mi invitano ad assaggiare schifezze e a provare prodotti, ovviamente... Però se davvero fosse così semplice portare a casa qualche spicciolo in più, mi dico, perché no?

Matteo