Studenti vs Precari: 1-0
Quello che sta succedendo negli ultimi giorni nel nostro Paese - parlo ovviamente delle rivolte studentesche contro la vituperata Riforma Gelmini - ha uno strano sapore.
Da una parte, quello dolce (e leggermente piccante, come il cioccolato al peperoncino) del vedere una Generazione già data per morta da sondaggi e opinione pubblica che non solo rialza la testa, ma lo fa nel modo più collettivo e dirompente possibile, naturalmente nei limiti della civiltà ancor più che dei propri mezzi.
Dall'altra, però, ha il sapore amaro (e leggermente stringente, come il caffè con il sale) del vedere che quella Generazione già data per morta ci ha messo 3 settimane a rialzare la testa, mentre alla nostra non sono bastati 3 anni...
Poi d'accordo: quando hai gruppi politici e istituzioni che ti fiancheggiano diventa tutto molto più semplice. Quando non hai niente da perdere - e uno studente ha oggettivamente meno da perdere rispetto a un Precario, su questo non ci piove - le energie si moltiplicano come per incanto.
Ma perché noi Precari non siamo riusciti a organizzarci nemmeno in minima parte rispetto a come lo hanno fatto gli studenti? Cos'è mancato al nostro tanto decantato "spirito rivoluzionario", oltre all'appoggio politico (che non c'è mai stato se non per smania di esibizionismo autoreferenziale)?
Non dico che questo clima neo-sessantottino sia totalmente condivisibile, intendiamoci.
E non ho idea di quali benefici possa portare una rivolta che, come sempre più spesso accade in Italia, mescola ideologia e reality show trasformandosi in un palcoscenico di comparse che non sanno perché sono lì ma non potevano proprio mancare.
So per certo, però, che provarci è il primo passo verso il riuscirci. E mi domando, vedendo questi studenti, se alla fine noi possiamo dire di averci provato davvero...
Claudio